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7 Serie Tv in cui alla fine arriverai a odiare (quasi) tutti i personaggi

Billions, Succession o How to Get Away with Murder sono serie tv molto diverse tra loro, tuttavia hanno un aspetto che le accomuna: la maggioranza dei protagonisti fanno di tutto per farsi odiare. In questo articolo vogliamo passare in rassegna 7 serie tv strepitose e molto amate, che ci hanno appassionato malgrado (quasi) tutti i protagonisti rappresentino ciò da cui stare alla larga nella vita reale. Indubbiamente nessuno è immune al fascino di Annalise Keating, di Bobby Axelrod e perfino di Logan e Roman Roy. Eppure, nel profondo, è innegabile che si tratti di personaggi contradditori e pieni di lati negativi. Riusciamo ad apprezzarli solamente grazie all’elevata qualità della scrittura e dell’interpretazione dei loro attori. Quello che s’instaura con loro è un rapporto di odi et amo. Non mancano i momenti in cui siamo riusciti a comprenderli, e forse siamo riusciti perfino a immedesimarci nelle loro sciagure. Le 7 storie di cui stiamo per parlare ci affasciano per il coraggio che hanno avuto di mettere in scena dei personaggi tremendamente umani. Sono comuni mortali fallibili, ricchi di difetti e imperfezioni che nella vita reale difficilmente tollereremmo. Il modello narrativo classico che mette al centro l’eroe positivo è sempre meno appetibile per un pubblico sempre più affamato di storie. Al suo posto, la serialità regala anno dopo anno degli anti-eroi detestabili e disfunzionali le cui avventure ci seducono, sebbene ci disgustino. Lo spettatore è maturo e non ha sempre bisogno di identificarsi con l’eroe positivo. Del resto quelle storie dove i confini tra il bene e il male si assottigliano sono irresistibili. Storie complesse, con personaggi altrettanto complessi e discutibili. Seguire l’evoluzione discendente di protagonisti scorretti, consumati e corrotti, dove le zone d’ombra prevalgono su quelle di luce, può regalare un’esperienza narrativa intensa e appagante. Tanto quanto quelle vicende in cui vogliamo solo innamorarci, immedesimarci e fare il tifo per i personaggi principali. Ma non è questo il caso.

Billions (2016 – in corso)

Billions

Ideata da Brian Koppelman, David Levien e Andrew Ross Sorkin, Billions è la serie tv di Showtime – attualmente trasmessa da Sky Atlantic e NOW – che ci fa tirare un sospiro di sollievo per non essere dei multimilionari. Billions è ossessione, vendetta e la guerra tra due bambini. Sebbene la serie non sia ancora terminata, giunti agli albori della stagione è chiaro che non ci aspetta nessuna redenzione finale. L’istinto di sopraffazione guida i personaggi, sempre pronti a puntare il dito gli uni contro gli altri. Bobby “Axe” Axelrod (Damian Lewis), Chuck Rhoades (Paul Giamatti) e quasi tutti i personaggi che compongono i loro rispettivi entourage sono complessi, e diversamente detestabili.

Billions annulla le certezze e rende impossibile schierarsi. Non c’è il bene per cui tifare e il male da cui scappare. Ogni dinamica sociale è rappresentata nella sua complessità per quello che è realmente. I personaggi vengono indagati senza paura di smascherare le loro pulsioni più becere. La trama si snoda su un complesso reticolato di emozioni contrastanti, conflitti e istinti primordiali che daranno vita a una relazione tossica tra Bobby e Chuck. Eppure ci affascinano come un serpente affascina un uccello, direbbe Conrad. Dei personaggi mostruosi e magnetici, scritti bene e interpretati ancora meglio, in perenne lotta contro gli altri e contro sé stessi. Li amiamo, sebbene conosciamo la loro natura deprecabile. Billions è una storia senza eroi dove alla fine ci ritroviamo a fare il tifo per i villain.

Girls (2012 – 2017)

Girls

La serie scritta e interpretata da Lena Dunham può essere considerata come l’anti Sex and The City. Una storia originale che purtroppo ha un titolo banale, che non rende giustizia alla complessità della vicenda narrata. Girls parla di quattro amiche benestanti, viziate, impulsive, infantili che non fanno molto per farsi apprezzare da noi spettatori, nonostante le loro qualità che passano così in secondo piano. Ed è questo coraggio che ci intriga. Ci lasciamo sedurre dalle loro personalità differenti e sfaccettate e le seguiamo nelle loro avventure grottesche e strazianti, dove il più delle volte finiscono per mettersi in ridicolo. Marnie, Jessa, Shoshanna e Hannah sono meravigliose ma imperfette, e possiamo solo essere grati di non avere delle amiche come loro. Così come numerosi personaggi sgradevoli che le circondano, a partire da Adam Sackler. Mentre i buoni vengono spesso presi a pesci in faccia.

Nel corso delle sei stagioni, le protagoniste cresceranno e a loro modo matureranno. Eppure più le conosciamo, più le detestiamo. Girls è una serie gustosa che conquista proprio per il suo carattere spigoloso, anticonformista e controverso. Ci risucchia nel suo mondo caustico e iperrealistico dove fallimento e successo non sono dei traguardi, ma delle condizioni esistenziali altalenanti. Ogni personaggio è detestabile perché ognuno di loro è fastidiosamente umano. Gli autori hanno esasperato le loro incertezze e i loro errori, lasciandoci con un finale crudo. Ma in fondo ciò che odiamo di loro è proprio quello che odiamo in noi stessi.

Six Feet Under (2001 – 2005)

Six Feet Under

Alan Ball, il creatore della serie di culto con Peter Krause e Michael C. Hall, ha dichiarato in un’intervista che subito dopo la lettura della prima bozza, Carolyn Strauss della HBO, entusiasta, gli avrebbe chiesto di rendere tutto più incasinato. Una richiesta insolita, ma allettante che ha sorpreso lo stesso Ball: «Wow – ho pensato – questo mi ha dato la possibilità di andare un po’ più in profondità, di rendere tutto un po’ più oscuro, un po’ più complicato». Six Feet Under è disarmante e tragica. Non fa sconti a nessuno, nemmeno ai suoi protagonisti. Esseri umani problematici e spezzati, che cadono proprio come faremmo noi.

Ciò che ci spaventa (e ci affascina) della famiglia Fisher è dunque la sua vulnerabilità contagiosa, ma seccante. David, Nate e tutti i personaggi sono brutalmente terreni, incasinati e complicati. Più li conosciamo però più capiamo che David, alla fine, non è così odioso come sembrava e apprezziamo il suo impegno per limare i difetti. Al contrario di Nate, che prima ci conquista, poi si dimostra l’opposto di quanto sembrava all’inizio. Ad ogni modo sono schiavi delle loro convinzioni. Vittime delle loro certezze. A volte vorremmo urlargli contro, ma finiamo per volerli abbracciare perché purtroppo ci somigliano. È sfiancante starli a sentire e vederli sbagliare. Li detestiamo ma, allo stesso tempo, non possiamo fare a meno di amarli, proprio come si fa con un familiare. Una danza incalzante ed estenuante che ci accompagna per 5 stagioni verso un finale perfetto: privo di logica, come la vita, e scevro da ogni retorica.

Seinfeld (1989 – 1998)

Seinfeld

Personaggi nevrotici, superficiali, maniacali e insopportabili. Gente sgradevole (ma divertente), destinata a restare detestabile. La sit-com della NBC di 9 stagioni racconta le disavventure del comico newyorkese Jerry Seinfeld e dei suoi amici e vicini di casa. Il suo storico co-creatore, Larry David (Curb Your Enthusiasm), nonché alter ego di George Costanza (Jason Alexander), ha istituito addirittura la politica del “no hugging, no learning”. Cioè una regola non scritta per mettere al riparo lo show dal rischio di incappare in sentimentalismi e lezioni morali. I personaggi di Seinfeld non devono imparare dai loro errori né crescere. La comedy, ormai un cult negli USA, è brillante e si differenzia dalle altre sit-com in circolazione proprio per la costruzione narrativa contraria a tutto ciò che una sit-com dovrebbe essere.

Si tratta di uno degli esempi più riusciti di comedy seriale, diventato l’emblema del genere denominato slice of life. Una modalità narrativa che punta a restituire uno spaccato di vita naturalistico. Seinfeld è una “storia sul nulla” , come spesso è stata accusata, che mette in scena di proposito una sequenza apparentemente arbitraria di eventi. E dove, in effetti, non accade nulla. Ma è questa la sua qualità più grande. Lo sviluppo della trama è assente. Non c’è conflitto e superamento degli ostacoli. Non c’è crescita personale: solo un manipolo di personaggi deprecabili che fanno cose deprecabili. Larry David e Jerry Seinfeld sono riusciti a tirare fuori qualcosa dal nulla, mettendo in scena solo personaggi odiosi. Se questa non è genialità, non sappiamo cos’altro potrebbe esserlo.

Mad Men (2007 – 2015)

Mad Men

Mad Men è una serie diabolica. Il dramma creato da Matthew Weiner ci seduce con i suoi costumi eleganti, le ambientazioni newyorkesi e lo stile superbo di un’epoca al tramonto. Poi, quando ci ha preso all’amo, ci trascina nell’oscurità corrosiva dei suoi personaggi. Un’era agli sgoccioli, tumultuosa e contraddittoria, dove i protagonisti si evolvono, crescono, si ritrovano per poi riperdersi. Non è facile capirli né comprenderli. Finiamo per rivalutare umanamente (in negativo) chi apprezzavamo all’inizio, come Peggy Olson, e finiamo per apprezzare chi invece inizialmente ci sembrava troppo parte integrante di quel sistema moralmente corrotto, come Joan Holloway. Quasi tutti i personaggi di Mad Men, da Don Draper a Peggy Olson, passando per Roger Sterling, e primo fra tutti Pete Campbell, sono permeati da aspetti caratteriali negativi che li consumano dall’interno. Prima ci seducono, poi ci disgustano.

Mad Men, come Billions o Succession, rappresenta un esempio di serialità monumentale. Eppure, sebbene il fascino che esercitano su noi spettatori, quasi tutti i personaggi sono soli, persi e infelici. Ognuno di loro è tanto attraente quanto spaventoso. È quasi impossibile non innamorarsi di Don, di Peggy o di Roger, proprio come ci si innamora della persona sbagliata, quella che inevitabilmente ci farà soffrire. Non è facile ammetterlo perché la loro costruzione è sublime, sfumata e sfaccettata, eppure finiamo per detestarli quasi tutti. Si tratta di personaggi carismatici dai quali però bisognerebbe tenersi a debita distanza, se mai li incontrassimo nel mondo reale.

How to Get Away with Murder (2014 – 2020)

How to Get Away with Murder  e Billions

Il legal thriller di Shonda Rhimes ha diversi assi nella manica, primo fra tutti il talento di Viola Davis. Il suo personaggio, Annalise Keating, è tanto solido quanto ben interpretato. Ci seduce nonostante sia un buco nero capace di risucchiare tutto ciò che gli gravita attorno. Se all’inizio della vicenda veniamo sedotti dal fascino e dal talento dell’avvocato e dei Keating 5, bastano una manciata di puntate per ringraziare di non essere stati scelti nel gruppo di studio. Un gruppo tossico pieno di personalità tossiche. Annalise, che si presenta come il personaggio più oscuro, finirà invece per risultare il più luminoso messo a confronto con i suoi studenti, con Frank e con Bonnie.

Il titolo, in fondo, la dice lunga. Personaggi disposti a tutto pur di farla franca, perfino di stordire la propria coscienza. Perché sebbene ognuno di loro sia afflitto, contrastato e sconvolto dalle azioni compiute, non si ferma mai, continuando a commettere un crimine dopo l’altro pur di uscirne pulito. Alla fine ci troveremo davanti a dei personaggi perduti e annientati, le cui zone d’ombra prevalgono su quelle luminose. How to Get Away with Murder, al contrario di Billions, è una serie che coinvolge nonostante la mancanza di realismo e l’eccesso di colpi di scena. Un difetto che forse contribuisce a rendere i personaggi troppo disperati, e più odiosi di quello che forse sarebbero.

Succession (2018 – in corso)

succession e billions

La famiglia Roy merita di essere odiata. L’odio è un sentimento forte, da cui dovremmo stare sempre alla larga. Eppure i Roy, e tutti i personaggi che gravitano attorno alla famiglia, rappresentano ciò che non funziona nella società odierna. Se Billions mette in scena dei personaggi dalla furbizia pericolosa, il drama di Jesse Armstrong è incentrato su personaggi la cui stupidità è pericolosa. In Billions spesso dimentichiamo cosa sia il bene e il male. In Succession sappiamo benissimo che volto ha il marcio: ha quello dei Roy. Non solo li odiamo, ma godiamo al pensiero di vederli inciampare nei loro passi falsi. Desideriamo vederli umiliati e vorremmo che pagassero il conto salato che raramente la vita presenta a individui come loro.

Succession però è ancora più brutale di Billions. Prima ci illude con la speranza di qualcosa di buono, con Siobhan o Connor. Poi ci delude perché anche l’apparentemente incorruttibile Shiv si rivela marcia fino al midollo e Connor, beh, è stupidamente Connor. I Roy, ma anche i Greg e i Tom, avrebbero tutto, eppure non ne hanno mai abbastanza. Sono consumati dall’ambizione che li rende nemici degli altri e di loro stessi. Un’operazione di sabotaggio continuo che li coinvolge portandoli a distruggere tutto ciò che toccano: dalla loro famiglia, alla società fino ad arrivare all’ambiente. Un dramma oscuro tra i più strutturati, complessi e geniali che la serialità abbia mai concepito. Una serie che sta per tornare con una nuova stagione che divoreremo con la stessa veemenza e ingordigia con cui Logan fa affari.

Billions, Succession, Girls e le altre serie tv presenti in questa lista ci catturano con una narrazione spietata e sublime, costellata da una maggioranza di personaggi negativi, odiosi e spregevoli. Ma pur sempre irresistibili.

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