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La classifica dei 10 personaggi più autodistruttivi nella storia delle Serie Tv

La vita non è sempre gentile. A volte sa essere amara, crudele, persino devastante, e non tutti riescono a sopportarne il peso allo stesso modo. In alcuni casi le persone che si approcciano all’esistenza con più difficoltà sono anche quelle più sensibili ed empatiche, e desiderano solo seppellire i ricordi delle troppe esperienze negative, altre volte smettono di avere cura di sé in nome di quello che considerano un “ideale più grande”, in altri casi ancora cercano di sopprimere le proprie insicurezze con la violenza verso gli altri e sé stessi (un po’ come Arthur Shelby dei Peaky Blinders).

Le strade che conducono all’autodistruzione sono molte e tutte diverse, così come i modi in cui un individuo può farsi del male a livello fisico e psicologico, cercando di cancellare una realtà che non è in grado di accettare ed entrando in un loop da cui è davvero complicato uscire. Chiedere aiuto diventa impossibile, logorarsi l’unica soluzione accettabile. Ci si consuma, lentamente e inesorabilmente, per arrivare a un nulla che non fa male, a un’insensibilità morale che permette di essere predatori e non più prede, o a una nuova scoperta che sembra avere più valore della stessa vita.

Oggi parliamo dei personaggi delle serie tv che hanno cercato di uccidere il dolore e i ricordi attaccando sé stessi, credendo (più o meno inconsciamente) che la radice del male si trovasse dentro e non fuori da loro. Oggi facciamo la classifica dei 10 personaggi più autodistruttivi nella storia delle serie tv.

10) Luke Crain (The Haunting of Hill House)

Peaky Blinders

In The Haunting of Hill House, la prima stagione della serie horror antologica del 2018, Luke Crain è uno dei cinque fratelli protagonisti della storia, nonché gemello di Nell. Segnato, come gli altri, da alcuni misteriosi avvenimenti della propria infanzia, Luke diventa un adulto instabile e privo di autocontrollo, che vede nell’eroina e nelle droghe in generale un rifugio, un modo per scacciare la paura e i fantasmi del passato.

Ad accentuare le insicurezze di Luke contribuisce il fatto di non essere mai stato preso sul serio dal resto della famiglia, per la quale egli non era altro che un bambino fantasioso prima, e un tossicodipendente bugiardo in seguito. I terrificanti ricordi e la quasi inesistente solidarietà da parte dei propri cari (tolta Nell, con cui ha un legame indissolubile) conducono il ragazzo a imboccare tutte le cattive strade possibili, compresa quella dell’autodistruzione. Frequentatore abituale dei centri di recupero, Luke si impegna davvero per uscire dal loop in cui si trova, ma non è facile credere in se stessi quando nessuno lo ha mai fatto prima.

9) Tony (After Life)

Se è vero che Ricky Gervais, con After Life, ci ha regalato un piccolo capolavoro della televisione, è anche vero che presentando il personaggio di Tony ci ha posti di fronte al dolore sordo e insopportabile della perdita, al desiderio di non svegliarsi l’indomani, al cupo spettro di emozioni con cui si ritrova a convivere chi è costretto ad affrontare un lutto. Tony, dopo la morte della moglie, si trasforma da persona allegra e brillante in un uomo distrutto, a cui non importa di nulla, nemmeno di se stesso, e che procede giorno dopo giorno per inerzia.

Nonostante affrontare un lutto richieda tempo e varie fasi di accettazione, Tony non pare essere interessato a intraprendere un percorso per riprendersi la propria vita, ma preferisce lasciarsi trascinare dal corso degli eventi, alla deriva, tra una bottiglia di vino e un tuffo nei ricordi di un’esistenza felice ormai lontana. Osservando il personaggio di Gervais sembra quasi di vederlo mentre si sgretola sotto ai nostri occhi, lentamente e inesorabilmente, in un disfacimento fisico e mentale che non lascia scampo. Ma un futuro nebuloso è pur sempre un futuro e, oltre la fitta coltre che lo opprime, Tony potrebbe ancora avere una possibilità.

8) Cassie Ainsworth (Skins)

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Partiamo dal presupposto che la maggior parte dei protagonisti di Skins, il teen drama britannico che ha fatto appassionare milioni di persone, ha forti tendenze autodistruttive. Uno in particolare però li supera tutti, e quel personaggio è Cassie Ainsworth. Cassie, la dolcissima e fragile ragazza che vive in un mondo fatato tutto suo, lontano delle brutture della realtà. Cassie, con il suo modo originale e delicato di dare significato a ogni cosa, ogni colore, ogni parola. Cassie, che prende le distanze da ciò che le fa emotivamente male alleggerendo il corpo e la mente, rifiutando il cibo, rifiutando la società.

L’abuso di stupefacenti, i disturbi alimentari e le repentine corse in ambulanza al limite tra la vita e la morte sono gli elementi che riassumono la vita di Cassandra Ainsworth, aggrappata a un filo, nella noncuranza totale di una famiglia emotivamente distante e incapace di comunicare. Sono poche le persone che provano a capirla, ancora meno quelle che ci riescono davvero, e l’unica soluzione possibile è creare un accomodante caos in cui possa sentirsi, oltre ogni convenzione, viva.

7) John Thackery (The Knick)

John Thackery, il chirurgo protagonista di The Knick, non è solo uno degli “artisti” incompresi più stravaganti delle serie tv, ma è anche un uomo dall’alto potenziale autodistruttivo: qui non si tratta di sopprimere il dolore, come nel caso di Tony in After Life, e nemmeno di sfogare la rabbia come fa Arthur Shelby in Peaky Blinders, ma di scienza. Di scienza, e di… dipendenza. Pura e semplice. Perché ci sia il progresso deve esserci la sperimentazione, e gli esperimenti contemplano sempre un margine di rischio, più o meno elevato. In nome di ciò, John è pronto a sacrificare tutto, persino se stesso.

È così profondamente convinto di dover agire per apportare il suo contributo in ambito medico che giunge persino a operarsi da solo all’intestino, sicuro di essere il solo con le capacità per effettuare l’intervento. Alle sue folli e mortali sperimentazioni si aggiunga anche il fatto che è un tossicodipendente, assuefatto da oppio e cocaina, et voilà. Lui sì che sa come ci si fa del male.

6) BoJack Horseman (BoJack Horseman)

Peaky Blinders

Depresso, cinico, alcolizzato, masochista e amante degli eccessi. Nella sua bidimensionalità, BoJack si potrebbe definire l’individuo peggiore del mondo. Con l’anima annientata dal successo e da una società spietata e il corpo devastato dallo stile di vita fuori controllo, il nostro cavallo antropomorfo sa perfettamente cosa significa cadere in basso, senza avere la forza o la voglia di rialzarsi.

BoJack è la rappresentazione di un’umanità che non riesce a darsi un senso né a trovare la volontà di cambiare le cose, alla ricerca della gratificazione momentanea che però, a lungo andare, non soddisfa e rende aridi, soli, tristi. BoJack Horseman vaga senza meta alla ricerca delle cose che ha lasciato andare, acquisendo consapevolezza del fatto che più si va avanti e più si perdono dei pezzi per strada. Fino a quando non ci si guarda allo specchio, scoprendo che sono rimaste solo le ossa.

5) Patrick Melrose (Patrick Melrose)

La miniserie che vede protagonista Patrick Melrose si basa sul ciclo di libri di Edward St Aubyn, che racconta in forma romanzata le sue esperienze di vita. Patrick Melrose è un tossicodipendente psicologicamente instabile che, dopo la morte del padre, si trova a dover affrontare un nuovo trauma. L’odio per gli abusi dell’infanzia e la confusione provocata dal lutto si mescolano, e ciò induce Patrick a perdere ancor di più il controllo, rinforzando il ciclo distruttivo già in atto.

Rabbia, risentimento e incapacità di perdonare condizionano tutta la vita dell’uomo, il quale si lascia travolgere e stravolgere da questi sentimenti e mette così a repentaglio il suo matrimonio e il suo rapporto con i figli. Quella di Patrick è una lunga e tormentata lotta con se stesso e con gli spettri del passato, sempre presenti e pronti a riaprire le sue ferite in ogni momento.

4) Jesse Pinkman (Breaking Bad)

In Breaking Bad, dove quasi tutti i personaggi scoprono il proprio lato più oscuro e malvagio, Jesse Pinkman è l’eccezione alla regola: il ragazzino delinquente, all’inizio piuttosto scontato, nel corso delle stagioni cresce sino a divenire un uomo, e deve fare i conti con scelte, sentimenti e responsabilità. Jesse non diventa un criminale perché è ciò a cui ambisce, ma per fuggire da una vita perfetta e piena di aspettative che crede di non poter soddisfare. È qui che la sua propensione ad autodistruggersi inizia a svilupparsi.

Dopo l’incontro con Walter White (e tutto ciò che ne è conseguito), la dipendenza dalla blue meth e la perdita di molte persone a lui care, Jesse perde la bussola, si ritrova a precipitare in un baratro di rassegnazione e di apatia. Schiavo delle proprie decisioni, delle droghe e soprattutto della spietata volontà di Heisenberg, che esercita su di lui un’influenza tossica, Jesse è ben consapevole di essere, in fondo, il principale artefice della propria rovina.

3) Arthur Shelby Jr. (Peaky Blinders)

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Distruttivo e autodistruttivo, Arthur Shelby è il più vecchio e il più irascibile dei Peaky Blinders. Arthur non è per nulla un uomo facile: è una mina vagante, un individuo rabbioso, alcolizzato e violento. Un cane sciolto. Nonostante a primo impatto trasmetta forza e sicurezza di sé, il caro Arthur è più fragile e bisognoso di conferme di quanto non voglia dare a vedere, e molto probabilmente tutti i vizi e la poca cura di sé ne sono una diretta conseguenza.

Basti pensare al suo controverso rapporto con il padre, con cui cerca di restaurare un legame pur essendo stato abbandonato in passato: un esempio terribile da seguire, ma nel cuore Arthur nutre la falsa speranza di poter ripartire da zero, in nome della famiglia. Le tante delusioni e il duro contesto in cui ha sempre vissuto lo hanno reso strafottente, rozzo, spregiudicato e sprezzante del pericolo. Non teme di morire e si lancia in ogni situazione pericolosa possibile, con un disinteresse a dir poco preoccupante, ma basta dargli un po’ di fiducia per far riemergere in lui il desiderio di diventare un uomo migliore. Anche se, diciamocelo, un Peaky Blinders resta sempre un Peaky Blinders.

2) Klaus Hargreeves (The Umbrella Academy)

Klaus Hargreeves è l’autodistruttivo per antonomasia. Chi più di lui cerca disperatamente di annullarsi, di prendere la distanze dalla realtà e di non fare mai più ritorno? Le lunghe ore trascorse al buio in compagnia dei morti e la fredda crudeltà del padre adottivo lo hanno quasi condotto alla pazzia, e per tenere lontani i fantasmi Klaus è giunto a una conclusione molto semplice: scolarsi le intere scorte alcoliche presenti sul continente e rimanere per ventiquattro ore al giorno sotto l’effetto di qualche potente stupefacente.

A Klaus non sembra importare di nulla: si veste come vuole, dice quello che vuole, vive (e si lascia morire) come vuole, accantonando ogni dolore, affetto e responsabilità. Eppure ci sono persone ancora in grado di toccare alcune corde del suo cuore e di fargli credere che, forse, non serve l’alcol per poter tollerare di esistere. In ogni caso, non ne è ancora del tutto convinto.

1) Elliot Alderson (Mr. Robot)

È stata una dura lotta con Arthur dei Peaky Blinders e Klaus di The Umbrella Academy, ma Elliot Alderson si piazza senza troppe cerimonie in testa alla classifica dei personaggi più autodistruttivi delle serie tv. Introverso e inserito a fatica nel contesto sociale, il protagonista di Mr. Robot soffre d’ansia, depressione e di diversi altri disturbi psicologici e sociali, che affronta andando in terapia e assumendo una vasta gamma di sostanze stupefacenti.

Il suo forte risentimento nei confronti di una società che non funziona lo rende una personalità geniale e singolare, ma anche tendente all’autodistruzione. Mr. Robot propone la sua visione cupa e catastrofista del mondo, un mondo che va cambiato dalle fondamenta, perché così com’è conduce all’annullamento del singolo e all’isolamento emotivo e sociale. Ed è proprio questo che fa Elliot: si annulla, si nasconde nel cappuccio della sua felpa, e un po’ spera di scomparire. Quello che gli serve per smettere di tormentarsi? Uno scopo.

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