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La regola di Netflix per decidere chi licenziare è abbastanza terrorizzante?

Avete sempre desiderato lavorare per Netflix, magari attratti da quel mondo di film e serie tv in continua espansione? Ecco, forse dopo aver letto questa notizia vi ricrederete, o forse vi verrà ancora più voglia di avere a che fare col colosso creato da Reed Hastings. Ma andiamo con ordine.

Pariamo da una considerazione: i numeri di Netflix sono clamorosi. Parliamo di venti miliardi di dollari come fatturato annuo e di 10 milioni di clienti in più nel 2020, come mostrato dagli ultimi dati trimestrali dell’azienda. Ma un fattore un po’ più nascosto rende la grande N estremamente interessante in ambito lavorativo.

Netflix, infatti, è l’azienda che sa guadagnare di più al mondo dai suoi dipendenti, riuscendo a valorizzare al massimo ogni sua risorsa. Lo afferma una ricerca Buy Shares del 2020.

Netflix

Ma qual è il suo segreto? Si chiama “Keeper Test” (letteralmente “test per scegliere chi resta/chi tenere”) e lo ha analizzato Sarah Todd su Quartz at Work, una sezione di Quartz, popolare giornale online statunitense di informazione economica e politica, ma anche business e tech.

Il “Keeper Test” è un test che deve passare continuamente chi lavora in Netflix. L’assunto base è che Netflix non è una famiglia ma una squadra, dove tutti sono sacrificabili nella logica della massima densità di talento. Lo stesso Reed Hastings definisce questo “approccio darwiniano al talento” come necessario all’azienda per poter competere ai livelli più alti.

Ma in cosa consiste? In base al “keeper test” ogni dirigente di Netflix è incentivato a valutare periodicamente il lavoro dei suoi dipendenti, attraverso incontri faccia a faccia. Poi il dirigente si deve porre una specifica domanda (che lo stesso Hastings ha rivelato nel suo libro “No rules rules”, in italiano “L’unica regola è che non ci sono regole” edito da Garzanti):

Se una persona del vostro team dovesse lasciare il lavoro domani, cerchereste di fargli cambiare idea? O accettereste le sue dimissioni, magari con un po’ di sollievo? In quest’ultimo caso, dovreste dar loro subito una buonuscita e cercare una “stella”, qualcuno per cui sareste disposti a lottare per tenerlo con voi

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Il risultato è chiaro, in particolare nei suoi lati negativi, già evidenziati in America. Essere tenuti costantemente sotto pressione mina la stabilità lavorativa, la creatività, la fantasia e il coraggio. Eppure il “Keeper Test” funziona, e sono i numeri a parlare per Netflix.

A fronte di un tasso di licenziamenti leggermente più alto rispetto ai concorrenti nazionali (8% in confronto a una media del 6%), la soddisfazione dei dipendenti Netflix è enormemente più alta. In breve, nessuno, assunto nell’azienda, vorrebbe mai cambiare lavoro. A spiegarlo è lo stesso Hastings, in altre parti del suo libro.

A favorire questi dati non è solo il trattamento economico e salariale dei dipendenti (stipendio base, bonus, benefit, liquidazione etc. sono a livelli decisamente superiori rispetto a quelli di una normale azienda) ma anche il fatto che l’ambiente stimoli a dare sempre il massimo e a non fermarsi mai, sapendo valorizzare ogni spunto utile all’azienda in ogni ambito (di idee, ma anche relazionale) in un regime di completa trasparenza. Si incoraggia la sincerità e il sapersi prendere dei rischi.

E viene favorita la continua sensazione che “se sei in Netflix, beh, sei il migliore”. Per chiudere con una domanda retorica, sempre tratta dal libro di Hastings:

Non piacerebbe anche a voi lavorare in una squadra fatta solo di stelle?

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