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Le 10 migliori Serie Tv Originali Netflix che hanno una sceneggiatura originale

Fantasy, comedy, drama: Netflix offre questo e molto altro. Sono ormai tante le serie originali che arricchiscono l’immenso catalogo della piattaforma on demand e molte sono decisamente di alta qualità. Alcune, in particolare, spiccano perché hanno una sceneggiatura originale. Ma cosa significa questa definizione? Vuol dire che le storie sono completamente inventate e non sono ispirate a nulla che esistesse già, come un romanzo, un fumetto o un videogame. Ad esempio, qualunque serie tv che parla di supereroi Marvel, come Jessica Jones, non può essere presa in considerazione, proprio perché l’idea di base e gran parte della storia sono tratte da un fumetto preesistente. Non è certo un’impresa facile inventare una storia dal nulla, ma non sono pochi coloro che sono riusciti egregiamente nell’impresa.

Ed ecco qui la lista delle migliori serie tv originali targate Netflix.

È doveroso premettere che la selezione non è stata affatto facile e che sono stati esclusi (con fatica, sudore e dolore) alcuni prodotti eccellenti come Unbreakable Kimmy Schmidt. Ogni scelta è stata dettata da criteri ben precisi e dalla volontà di dare il giusto spazio sia al drama, sia alla comedy.

Bloodline

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Vendetta, oscuri segreti, droga, violenza: Bloodline ha tutti gli ingredienti per essere una serie destinata a tenere lo spettatore incollato allo schermo. E non solo ha tutto ciò che serve per attirare l’attenzione, ma è anche sapientemente orchestrata grazie a un’eccellente sceneggiatura studiata fin nei minimi dettagli che ha l’obiettivo di mantenere alta la suspense ricorrendo a trucchi estremamente efficaci: l’evoluzione del protagonista Danny, ad esempio, non può che conquistare. Da uomo dimesso e dipendente dall’alcol, con un atteggiamento umile e indifeso per poter rientrare nelle grazie della famiglia d’origine, rivela poi tutta la sua sete di vendetta, il desiderio cocente di distruggere coloro che anni prima lo hanno rigettato, rovinandogli definitivamente la vita.

Interessante è anche la modalità con cui viene raccontato il terribile incidente che ha portato all’allontanamento di Danny: la morte della sorella Sarah annegata da bambina durante una gita in motoscafo in cui il fratello l’aveva coinvolta. I dettagli dell’episodio emergono man mano, attraverso flashback che vengono dispensati di puntata in puntata, elargiti con cautela allo spettatore avido di informazioni.

Grace and Frankie

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Grace & Frankie è una serie a dir poco geniale (qui trovate la classifica dei dieci momenti più divertenti) proprio perché sulla carta, potenzialmente, non ha i numeri per attirare il pubblico medio di Netflix. Sembra un paradosso ma è così. La maggior parte degli abbonati, infatti, sono giovani che cercano un confortante ritorno all’adolescenza o storie che li facciano sentire rappresentati. Grace & Frankie, invece, mette in scena la terza età, mostrando come anche questo periodo apparentemente tranquillo e quasi noioso della vita non sia privo di patemi d’amore, ansie e colpi di scena. Due donne apparentemente “arrivate”, mogli di avvocati di grido, si svegliano un giorno e trovano la loro vita completamente sconvolta dall’outing dei rispettivi mariti, amanti segreti da anni, che desiderano finalmente coronare il loro sogno d’amore. Ed ecco due donne borghesi che si ritrovano ad affrontare le preoccupazioni di una vita da giovani adulti: la convivenza per poter dividere le spese, il ritrovarsi senza punti di riferimento e stabilità, la ricerca di attività utili per distrarsi ed arrotondare.

A questa trovata brillante si aggiunge il mix esplosivo dei caratteri delle due protagoniste: una hippie, l’altra snob. Le due nature diametralmente opposte dei personaggi sono destinate a incontrarsi e scontrarsi, creando una combinazione unica ed efficacissima.

Sex Education

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Non è facile parlare di vita sessuale, specialmente adolescenziale, senza scivolare in volgarità e stereotipi. Eppure questo gioiellino targato Netflix riesce nell’intento, raccontando in maniera semplice, diretta e coinvolgente le ansie e i problemi della pubertà, un periodo particolarmente difficile proprio perché il corpo è in cambiamento, si cominciano ad avvertire le prime pulsioni e ne risentono inevitabilmente le relazioni interpersonali. I personaggi, dai protagonisti come Otis e Maeve a quelli minori come Jackson e Aimee, sono costruiti alla perfezione e mai banali. Ciascuno ha il proprio background, un carattere ben definito e le loro azioni sono spinte da motivazioni profonde che mettono in moto la trama e catturano l’attenzione. Benché il pubblico medio abbia da molto superato la fase esistenziale che vivono i protagonisti della serie, riesce comunque a provare empatia, in parte perché ricorda episodi della sua adolescenza, in parte perché le diverse storyline sono così ben orchestrate da non poter risultare noiose o poco efficaci.

Sex Education mostra l’evoluzione degli adolescenti in modo nuovo, presenta ragazzi alle prese con una vita appena cominciata e difficile da gestire, alla quale si approcciano con inevitabile goffaggine. Ma nonostante ciò, si tratta di personaggi profondi, in grado anche di essere maturi e di prendersi le proprie responsabilità davanti a una vita alla quale si stanno appena affacciando. Ed è questo dualismo che risulta vincente.

Il Metodo Kominsky

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Come nel caso di Grace and Frankie, l’elemento vincente de Il Metodo Kominsky è la rappresentazione della terza età, un periodo della vita che presuntuosamente crediamo di conoscere e che riteniamo poco interessante, in modo del tutto nuovo. Di certo Sandy Kominsky, lo straordinario protagonista interpretato da Michael Douglas, fa la sua parte: è un personaggio affascinante, sapientemente costruito, che suscita tutta la nostra simpatia. Un ex attore di successo che a settantacinque anni è un eclettico insegnante di teatro suscita tenerezza ed empatia, così come coinvolgono le vicende che riguardano lui e i personaggi secondari, che di certo non sono da meno. Dalla figlia Mindy all’amico Norman, tutti contribuiscono a rendere questa serie Netflix unica nel suo genere. Il loro background riesce a creare delle storyline vincenti, in cui comico e drammatico si miscelano alla perfezione, creando il mix irresistibile di quelle storie che riescono a strappare una risata, ma velata da una sottile patina di malinconia.

Sense8

sense8

In questo caso gli ideatori della serie sono una garanzia: Sense8, infatti, è firmata dalle sorelle Wachowski, registe e sceneggiatrici della saga di Matrix.

Adrenalina, inseguimenti e sequenze di lotta al cardiopalma sono quindi garantite. Ma la serie va ben oltre, approfondendo le storie di otto personaggi uniti da un fortissimo legame telepatico che li fa sentire vicini nonostante si trovino in varie parti del mondo e abbiano vite, caratteri e orientamenti sessuali completamente diversi. Gli argomenti toccati sono dunque vari e sfaccettati: dai viaggi, ai complotti, all’amore. E ciò che unisce tutto, il filo conduttore, è proprio l’amore, quell’amore universale che supera ogni confine e unisce le persone a prescindere dal loro orientamento e dal loro passato. Sense8 va inteso proprio come un inno all’amore, ai legami che uniscono le persone e che ci cullano nella confortante idea che nessuno è mai realmente da solo. A questo si unisce l’efficacissima costruzione degli otto personaggi principali che, essendo uniti da un così stretto legame mentale, non possono non essere indistintamente amati dal pubblico.

After Life

Afterlife

Anche in questo caso, la firma è una garanzia: la serie infatti ha come sceneggiatore e protagonista il geniale comico inglese Ricky Gervais.

Si dice che solo i bravi comici riescano a far piangere ed è proprio così. In After Life viene trattato il tema del lutto, un evento tragico che tutti purtroppo affrontiamo nella vita. E quindi non si può che empatizzare con il protagonista Tony, ritrovatosi solo dopo la morte dell’amata moglie. La serie Netflix, nonostante tratti tematiche profondamente drammatiche, riesce a essere condita da una buona dose di cinismo e humor nero che conquista e ci invita a trovare la forza di risollevarci anche in momenti dolorosi. Il nostro punto di vista coincide con quello di Tony, lo osserviamo nel suo difficilissimo percorso di elaborazione del lutto e lo sentiamo vicino come pochi altri personaggi sono riusciti a fare. Ed è questa la carta vincente della serie, un crudo realismo che ci coinvolge completamente e riesce, nonostante tutto, a farci sorridere.

Stranger Things

Stranger Things

Diventata in tempi record una delle serie più popolari di Netflix, Stranger Things non ha certo bisogno di presentazioni. Lo straordinario successo di questa storia dipende non solo da una trama densa di plot twist e mistero, ma anche dall’immancabile “effetto nostalgia” che, però, si caratterizza per elementi completamente nuovi. La vicende, infatti, si svolgono negli anni Ottanta, un’età dell’oro particolarmente amata dal pubblico: basti pensare al successo di film come Donnie Darko, ambientato in quegli anni gloriosi ed amato anche dai più giovani. Tutto nella serie richiama gli anni Ottanta, dalle magliette, ai poster, alla musica. A questa scelta vincente si unisce anche il brillante concept di base: la misteriosa scomparsa di un bambino e una serie di strani eventi che si spiegano poi con uno sconvolgente risvolto fantascientifico risultano una combinazione a dir poco geniale, che suscita inevitabilmente entusiasmo e coinvolgimento.

Così come non possono non suscitare le simpatie del pubblico gli straordinari protagonisti, un gruppo di bambini alla Stand By Me che divertono e instillano forte empatia.

BoJack Horseman

BoJack Horseman

Questo geniale prodotto targato Netflix si basa sull’efficacissima idea di unire contenuti politicamente scorretti e di satira sociale all’animazione. Benché l’idea non sia nuova, in quanto già usata per I Simpson, I Griffin o Rick e Morty, la serie risulta ugualmente un prodotto eccellente per le tematiche trattate e per la costruzione dei personaggi. Incredibilmente originale è, ad esempio, l’idea di ambientare la storia in un mondo alternativo dove umani e animali antropomorfi convivono. Lo stesso protagonista, BoJack, è un cavallo ex star delle sitcom ora caduto in disgrazia. Ed è così che un mammifero, peraltro generalmente associato ad elementi positivi (nelle fiabe il cavallo è l’animale del principe che salva la principessa) viene caricato dei gravi problemi di una star in declino, dipendente da alcol e droghe e caratterizzata da un innato cinismo e da un oscuro passato.

Tutti i personaggi hanno un’insoddisfazione latente, un’infelicità di fondo che influenza le loro scelte e i loro rapporti con gli altri. Nel complesso, BoJack Horseman è una serie che delinea una satira sociale con ironia sferzante e crudo cinismo, invitando il pubblico a riflettere pur mantenendo il giusto distacco.

Ozark

Ozark

In questa classifica non poteva mancare uno dei fiori all’occhiello di Netflix, che in soli tre anni ha riscosso un grandissimo successo di pubblico e di critica. Fulcro centrale della serie è l’uomo qualunque che conduce una doppia vita all’insegna della criminalità. Marty, infatti, è un modesto consulente finanziario che ricicla denaro per i narcotrafficanti messicani. Quando le cose si mettono male, l’uomo si trasferisce con la famiglia ignara da Chicago alla cittadina di Ozark, nel Missouri. Un posto apparentemente tranquillo, ma dove in realtà nidificano, sotto una superficie serena, contrasti, problemi sociali e criminalità.

L’idea dell’uomo comune che si dà al crimine è in realtà un’idea già ampiamente sdoganata da Breaking Bad, indubitabilmente una pietra miliare nella storia delle serie tv. Ma la particolarità di Ozark è che Marty, di fatto, si dà al crimine per provare il brivido dell’evasione, per poter uscire dalla sua vita tranquilla e monotona con una scossa di adrenalina potente data dalla violazione dell’etica e della morale. La serie arriva a destrutturare la famiglia americana, proponendo l’immagine alternativa di singoli individui irresistibilmente attratti dal male. I membri della famiglia, man mano, escono dai loro ruoli di padre, madre e figli modello, per poter rivelare appieno ciò che sono davvero: persone ossessionate dalla voglia di scappare da una quotidianità grigia, assetate di soldi e potere.

La serie mostra un ritratto spietato della società americana, attraverso una narrazione sapiente, perfettamente gestita in tutte le sue storyline, che si intrecciano in un perfetto mix di adrenalina, riflessione e denuncia sociale.

Dark

dark

E un posto di rilievo va alla serie rivelazione di Netflix che in brevissimo tempo ha ottenuto un enorme successo e ha conquistato il pubblico grazie alle sue affascinanti teorie sui viaggi nel tempo.

Di certo, ciò che cattura grande interesse è l’aura di mistero che avvolge la cupa cittadina di Winden: periodicamente, infatti, dei bambini svaniscono nel nulla e la polizia non è in grado di venirne a capo. Ma al di là delle inquietanti scomparse, una delle chiavi del successo di Dark è il continuo invito allo spettatore a porsi delle domande. Fin da subito, infatti, assistiamo a un fatto apparentemente inspiegabile: un uomo si impicca nel suo studio, lasciando una semplice busta sulla quale è scritto “non aprire prima delle 22.13 del 4 novembre“. E già qui nascono gli interrogativi: perché non prima di quella data? Come può il futuro influenzare una decisione drastica nel presente? Ed è questa sequenza infinita di domande lasciate a lungo senza risposta che immerge lo spettatore nell’avvolgente e buia atmosfera di una cittadina dispersa in mezzo ai boschi e dominata dall’ombra della centrale nucleare.

La trama, parlando di viaggi nel tempo, non è naturalmente lineare e semplice da seguire, ma proprio in questo risiede il fascino della serie: il concetto di fluidità del tempo, l’idea che cose e persone possano perdersi non solo nello spazio ma nelle fitte pieghe della memoria, attrae e porta il pubblico ad elaborare teorie, a discuterne e, infine, ad amare quello che è uno dei prodotti meglio riusciti di Netflix.

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