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La Mala: Banditi a Milano, una delle ultime perle targate Sky

La Mala: Banditi a Milano è il risultato di un progetto di stampo documentaristico ambizioso, condito da uno studio approfondito e quell’elemento didascalico talmente ben realizzato e mirato che riuscirebbe a coinvolgere chiunque, anche chi non ama il genere. La miniserie è stata rilasciata da Sky lo scorso aprile ed è visibile anche su NOW. Oggi proviamo a introdurvi al mondo narrato nei cinque scorrevolissimi episodi, che parlano di una Milano d’altri tempi, elegante e travolgente quanto oscura e dannata, la Milano da bere.

La Mala: Banditi a Milano, cronache di un’Italia d’altri tempi

La mala: banditi a milano

Renato Vallanzasca, Francis Turatello, Angelo Epaminonda. Questi i nomi dei tre protagonisti principali della serie, attorno ai quali ruota un mondo nascosto che, una volta emerso agli occhi della stampa, ha contribuito a cambiare l’Italia per sempre. Sì, perché si parte da un presupposto decisamente contorto, errato, ovvero quello che descrive Milano come una città inarrivabile per la malavita, sicura e al di sopra di certe dinamiche. Ma il tutto è presto sfatato, perché è proprio sulla città più ricca d’Italia che la mafia punta a mettere le mani, e saranno queste mire espansionistiche a cambiare per sempre il destino di Milano e della criminalità organizzata del nostro paese. Ma in La Mala: Banditi a Milano, il resoconto finale profila in modo diametralmente opposto le varie componenti del disegno criminale della città negli Anni di piombo. Ci sono i mafiosi, quelli senza scrupoli, pronti a compiere qualsiasi cosa pur di acciuffare la fetta più grossa della torta, quelli che non si fatica a credere abbiano dei santi in paradiso ben più temibili di un criminale di quartiere. E poi ci sono loro, quelli “nati per fare i ladri”, che definire dei moderni Robin Hood sarebbe scandaloso per via delle decine di vite innocenti infrante che pesano sulle loro coscienze, ma che non sarebbe poi così sbagliato vista l’incredibile portata mediatica che hanno riscontrato. Personaggi pittoreschi come il Bel René e Faccia d’Angelo, degni di un Romanzo Criminale che però di romanzato ha ben poco, dei veri e propri antieroi la cui storia vale la pena raccontare come fa La Mala: Banditi a Milano.

Turatello e Vallanzasca: i due volti pittoreschi della malavita milanese

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Se da una parte La Mala: Banditi a Milano spiega al pubblico le reti che permisero alla mafia e alle varie organizzazioni criminali italiane di espandersi in quel di Milano, grazie al ruolo di personaggi violenti come Angelo Epaminonda e il super boss Luciano Liggio, su tutti, d’altro canto mostra anche l’altra faccia della medaglia, quella che ostentava il benessere di quegli anni, capeggiata da Francis Turatello, la cui “discendenza d’arte”, per così dire, lo rende un personaggio per forza di cose cinematografico, quasi fosse un predestinato. E’ la Milano delle bische clandestine e dei locali di lusso, terre proibite in cui l’eccesso è la regola e non l’eccezione. I locali sono gestiti per la maggiore da Lello Liguori, tra i personaggi più affascinanti della serie, un vero e proprio cultore della bella vita di quegli anni, che riesce a strappare un sorriso con la sua straripante personalità nell’intervista rilasciata. E poi c’è il mondo della microcriminalità, che assume un ruolo centrale nel racconto ma che effettivamente risulta essere quello più lontano dagli affari sporchi che gettano fango su una classe dirigente sempre più corrotta. E’ un’altra sfumatura di quella Milano, rappresentata dalla Banda della Comasina, capeggiata da Renato Vallanzasca. Tra gli intervistati figurano lo stesso René e due membri della banda, Monopoli e Stefanini, che fanno percepire tutta la tristezza ed il vuoto di chi è sceso a patti con il diavolo, barattando un’intera vita con l’euforia di una notte, di chi ha passato l’esistenza in carcere finendo per accettare un destino segnato da manie di grandezza ed eccentricità.

Ma si tratta di testimonianze storiche preziose che fanno di La Mala: Banditi a Milano una perla rara, in grado di restituire al panorama televisivo italiano un filone che mancava dai tempi di Blu notte e i didascalici racconti di Lucarelli, una vita fa, ma che oggi assume un fascino decisamente diverso, grazie alle immagini di repertorio e ad uno studio approfondito che delinea il racconto in modo impeccabile e facile da comprendere, con i giusti tempi narrativi e il pathos che, in storie come questa, è un elemento imprescindibile. Fa di certo specie pensare alle gesta di questi personaggi, che effettivamente non hanno mai vissuto nonostante ne abbiano per tre vite, da raccontare. Eppure c’è qualcosa di incredibilmente cinematografico e romantico nell’apprendere come Vallanzasca riuscì a farsi conoscere da tutta Italia, attirando su di sé l’attenzione della stampa per i suoi modi di fare e divenendo un vero e proprio personaggio cult di quegli anni, forse il primo in assoluto a ritagliarsi un ruolo simile. La serie riesce a trasmettere questa sacrosanta verità senza mai cadere in quello che sarebbe potuto essere un banale decantare le rocambolesche azioni di quello che altri non è che un criminale, e come tale deve essere inteso. Certo è che Milano ha un fascino diverso, soprattutto in riferimento agli anni ’70 e ’80, ma sarebbe davvero interessante ricomporre i pezzi del puzzle di uno dei periodi più bui della storia italiana, anche in altre realtà, come avviene in La Mala: Banditi a Milano.

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