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5 Film che mi hanno terrorizzata a vita

Quando si pensa al terrore subito si immagina una sensazione che ha sempre a che fare con lo spavento, con la paura dell’ignoto, del killer che minaccia un’intera famiglia in una pellicola thriller. In alcuni casi è così, funziona così, ma non sempre questo è ciò che accade a me. In termini di cinema, infatti, ciò che molto spesso mi ha terrorizzato è il dolore, quello che quasi sembra tirarsi fuori dallo schermo della Tv toccandoti. Chiariamoci, amici: per me niente è più terrorizzante del dolore, della sofferenza che ci infiliggiamo o che altri infliggono alle altre persone. Per questo quando ho riflettuto sui film che più mi avessero terrorizzata ho faticato a trovare qualcosa di genere horror. In alcuni casi possiamo parlare di thriller, ma la maggior parte hanno a che fare con storie che vanno avanti a suon di dolore, quel dolore che non è generato da un colpo di pistola o da un sussulto che non ti aspettavi. Esistono cose contro cui non possiamo combattere e che sono, purtroppo, realmente esistite o potrebbero accaderti. Sono reali, e vederle sullo schermo può metterti a dura prova esattamente com’è successo a me con questi 5 film da vedere.

Da Profondo Rosso a Noi, I Ragazzi dello Zoo di Berlino: ecco i 5 film da vedere che più mi hanno traumatizzata

1) Noi, I Ragazzi dello Zoo di Berlino, un film da vedere che farà male

Film da vedere
Noi, I Ragazzi dello Zoo di Berlino (640×360)

Diffidate da quella Serie Tv che porta lo stesso titolo, il vero dolore è rintracciabile soltanto attraverso la pellicola del 1981 Noi, I Ragazzi dello Zoo di Berlino, tratta dall’omonimo libro che la protagonista ha scritto dopo essersi tirata fuori (o almeno in parte) dal tunnel in cui era finita. Noi, I Ragazzi dello Zoo di Berlino è una pellicola sporca, trasandata. Una film che non si macchia mai di quella marca identificativa delle pellicole patinate e che, con veridicltà, porta avanti la tragica storia di Christiane. Probabilmente ho sbagliato il momento della mia vita in cui mi sono approcciata a questa realtà. Avevo circa 15 anni, ero ancora impressionabile. Me lo sono sempre ripetuta, mi dicevo che era l’età, che quello non era il momento giusto per ascoltare una storia di droga così cruda. Eppure, dopo diversi anni, sono tornata a guardare questo film provando le stesse sensazioni di quel tempo. Perché Noi, I Ragazzi dello Zoo di Berlino è una storia senza età, una storia che ti terrorizza con la sua realtà attraverso l’utilizzo di comparse prese dalla strada, attraverso la faccia logorata della sua protagonista, la sua stazione sempre così vulnerabile.

I segni di quello che ho visto li ricordo ancora, e mi fanno ancora male.

2) La Casa delle Bambole, il film da vedere che non ti aspetteresti

La Casa delle Bambole (640×360)

Va bene, Vostro Onore, lo ammetto: qualche thriller che mi ha messo una giusta dose di ansietta c’è stato e, inaspettatamente, ha a che fare con una pellicola a cui non avrei dato un euro, ovvero La Casa delle Bambole. Certo, chiariamoci, non parliamo di un capolavoro e non gridiamo al miracolo del cinema, ma la storia – per quanto mi riguarda – ha raggiunto il suo obiettivo. Al centro di tutto troviamo infatti due sorelle e una madre che tornano ad abitare in una villa decisamente inquietante fatta di bambole d’epoca che contribuiscono a creare un’atmosfera tetra e oscura. Una sera le ragazze vengono rapite e abusate da due individui con dei volti inquietanti, macabri, spaventosi. Le torturano per anni senza mai arrendersi, e il gioco che le vittime fanno per liberarsi di loro risulta sempre estremamente fallimentare. L’ambientazione, unita ai due killer, mi ha sempre smosso una certa ansia che non mi ha mai permesso di dimenticare quanto visto. Una volta, se ricordo bene, mi è capitato perfino di sognare uno dei due. Un incubo devastante.

3) Profondo Rosso

Profondo Rosso (640×360)

Distribuito nel 1975, Profondo Rosso è una delle pellicole di Dario Argento che ho presto recuperato entrando in un tunnel fatto di omicidi inquietanti. Se devo essere onesta al 100%, quel che più mi ha terrorizzata di Profondo Rosso non è la storia in sé quanto la colonna sonora, quella maledetta musichetta che accompagnava i 127 minuti della pellicola. Il mio terrore ha a che fare con quel motivetto, ma anche con il personaggio della madre, quella s*ronza con la faccia da attrice di teatro. Profondo Rosso rimane ancora oggi uno dei cult per eccellenza, ma per me è e sarà sempre uno dei miei primi film traumatizzanti, uno di quelli che speri di dimenticare soprattutto quando ti svegli alle 3 di notte e un rumore ti rende impossibile riaddormentarti.

4) Il Bambino con il Pigiama a Righe

Il Bambino con il Pigiama a Righe (640×360)

Esistono due tipi di persone: chi ha pianto di fronte a Il Bambino con il Pigiama a Righe e chi non ha visto il film. Anche solo leggendo la trama si comprende immediatamente che decidere di avventurarsi in questa opera cinematografica sarà un’azione con delle conseguenze, ma io ho deciso di farlo comunque, e infatti ne subisco ancora i postumi. Prima spiegavo quanto mi faccia paura il terrore causato dal dolore, e inevitabilmente parlavo di questa pellicola così delicata ma distruttiva, così forte ma così fragile. Questo film è un pezzo di storia, una storia che si è consumata davvero e che ancora oggi non trova ragioni. Guardare l’amiciza tra i due bambini protagonisti e la sua fine mi ha fatto allargare il cuore di due taglie soltanto perché il dolore era talmente tanto da non poter essere retto. Aveva bisogno di più spazio, e io l’ho concesso. E’ stato naturale, ovvio. Il Bambino con il Pigiama a Righe è un film estenuante, disperato, e chiunque l’abbia visto sa di cosa io stia parlando. Per tutto il resto degli altri, pensateci. Davvero. Non perché io voglia dissuadervi, stiamo parlando di un cult storico, ma davvero: fermatevi e riflettete chiedendovi se siete pronti, se quel dolore in questo preciso istante della vostra vita possa essere sopportato. Se così non dovesse essere datevi tempo.

5) Antichrist

Antichrist (640×360)

Lars Von Trier è un regista disturbante, e questo le sue diverse opere sanno esprimerlo bene. Tra queste si nasconde però un film che per me è stata presto una prova difficile da superare, un film crudele quasi quanto quel che accade ai due protagonisti che si ritrovano a dover soccombere a una situazione tragica. Durante il prologo della pellicola, infatti, la coppia protagonista sta consumando un rapporto sessuale. Proprio in quel momento, raccontato attraverso l’uso del bianco e nero, il loro bambino cade dalla finestra morendo sul colpo. Dopo quel drammatico evento la madre di quest’ultimo impazzirà completamente chiedendo al marito aiuto, pietà. Lars Von Trier comincia così a raccontare il lutto attraverso diverse citazioni simboliche che analizzano le diverse fasi di questo momento: il lutto, il dolore, la disperazione. Tramite questi mezzi entriamo a tutti gli effetti dentro la psiche di una donna traumatizzata, di una storia che dà vita a tematiche come la Bibbia, la religione, il femminicidio, la violenza, il simbolismo. Il modo attraverso il quale questa tragedia viene raccontata mi ha traumatizzata fin dal primo istante, entrando così nella lista di film che più mi hanno scosso durante la mia vita.

Film da vedere: 9 che non mi stancheranno mai