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Ci sono storie che ci prendono l’anima. Piccoli frammenti di vita che si trasformano in tesori di immenso valore. Le serie tv hanno segnato e segneranno la nostra vita, io, Federico Buffa, sono qui per raccontarvi le più belle. Questa volta i nostri riflettori vogliono illuminare una piccola cittadina tedesca: Winden. Attraverso una serie di speciali, legati al paese e alla serie tv che ospita, voglio raccontarvi le storie dei personaggi più importanti di Dark. Andare a scavare nel loro passato, nel loro presente e nel loro futuro. Una volta, il grande maestro indiano Osho ha detto: “Solo il tempo ti darà le risposte che stai cercando, e te le darà quando avrai dimenticato le domande”. Non sapremo mai se il mistico abbia partorito questa massima dopo aver visto Dark, quello di cui sono sicuro è che noi, di tempo, ne abbiamo. Quindi mettetevi comodi sul divano e preparatevi per sentire la prima storia.

Siamo nel 2019, anzi, nel 1986, anzi, nel 1953. Facciamo così, siamo semplicemente a Winden. Nella piccola cittadina nasce una donna che sarà destinata a cambiare totalmente la storia del paese e soprattutto a cambiare una quantità indefinita di uomini. Alcuni l’hanno nominata una ragazza vivace, altri una sfascia matrimoni. Noi vogliamo raccontarvela così come la conosciamo, come una viaggiatrice temporale che ha messo sempre davanti l’amore a tutto il resto. Come una donna che ha saputo indossare i pantaloni e allo stesso tempo la lingerie. Un conglomerato di fascino e cattiveria, un’antesignana della sensualità e della malvagità.

Qui, per gara 1 degli speciali su Dark, Federico Buffa racconta: Hannah Kahnwald.

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Il passato di Hannah in Dark: un vaso di Pandora

Partiamo dal passato prossimo della signora. Partiamo dagli anni della sua giovinezza. Hannah nasce nella piovosa Winden, una città grigia quasi quanto l’umore della donna, che già inizia a fare intravedere da bambina. Il padre è Sebastian Kruger, la madre è ignota, ma questo non ci stupisce. Hannah nutre sin da piccola un amore tormentato per un ragazzo che le stravolgerà la vita: ovviamente Ulrich Nielsen. Leggende metropolitane raccontano che la prima parola pronunciata dalla stessa Hannah non sia stata né “mamma”, né “papà”, ma bensì “Ulrich”. Parliamo di una dipendenza totale, di un amore platonico. L’infanzia della giovane è comprensibilmente complessa, proveremo a riassumerla per sommi capi.

Viene continuamente friendzonata da Ulrich, fino al punto che durante il primo blackout contemporaneo alla sparizione di Mads Nielsen, i due si trovano sotto una pensilina e l’unica cosa che riescono a fare è brindare a un mondo senza Winden. Qualcosa, evidentemente, non va. Non è tutto però. Si trova in macchina con suo padre e incrocia un ragazzino con un impermeabile giallo, è suo figlio proveniente dal futuro, ma questo Hannah non lo saprà mai. Un giorno però, come nelle storie più buie, accade il dramma. Vede il suo amore Ulrich fare sesso con la sua arcinemica Katharina e decide di denunciare alla polizia che il ragazzo ha abusato di lei. Ulrich va in prigione e Katharina rimane sola, ma questo non fa altro che rafforzare il rapporto tra i due.

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Hannah sprofonda in un tunnel fatto di rabbia e voglia di vendetta.

Tenetevela da parte questa parola, vendetta, perché più volte tornerà a bussare alla porta della donna. E a proposito di porte, di campanelli e di incontri, il destino torna di nuovo a visitare Hannah. Conosce un bambino strambo bravo a fare giochi di magia e uscito da non si sa dove, è la sua ancora di salvezza dopo la delusione amorosa. Quello che non sa, però, è che quel bambino è il figlio di Ulrich.

Proprio così: quel Michael che Hannah va sempre a trovare all’ospedale è il Mikkel del futuro. È la chiave di volta della vita della donna, di tutti i cittadini di Winden e non solo. Sì, perché nello stesso ospedale, per una coincidenza incredibile, ci sono anche i fratelli Bell, i creatori della storica soap opera Beautiful. I due in una recente intervista hanno dichiarato che si sono ispirati proprio alle vicende di Hannah per partorire la loro creazione, ma questa è un’altra storia.

Un presente caratterizzato da una solo parola: vendetta

Veniamo però al presente, anche definire un orizzonte temporale in Dark è tendenzialmente complesso. Se l’infanzia di Hannah è stata difficile, anche l’età della maturità non scherza. Sposa Michael, fu Mikkel, ma durante la festa di anniversario di matrimonio tra Ulrich e Katharina questi si suicida impiccandosi. Esplode il dramma. Non è tutto però. Riesce a sedurre finalmente Ulrich, è una relazione incestuosa e passionale. Dopo la sparizione del figlio dell’uomo però, che in realtà è proprio il marito suicida di Hannah, Ulrich torna a legarsi alla famiglia e chiude la relazione fedifraga. Hannah ripiomba nel tunnel della solitudine, ma questa volta la donna ha un sussulto di orgoglio e prova a riscattarsi.

La vedova è un esempio per tutti quelli che hanno toccato il fondo. Dawson Leery, protagonista di Dawson’s Creek, ha recentemente dichiarato: “La storia di Hannah mi ha dato la forza di reagire ai continui tira e molla con Joey”. Il ragazzo non riuscirà mai infatti a sedurre la bella Potter, ma questa è un’altra storia.

Torniamo alla nostra protagonista. Parlavamo di rivincita e di riscatto, Hannah è il paradigma di tutto questo. Ruba la valigetta che contiene la macchina del tempo al Jonas adulto (qui un focus su di lui), inizia a viaggiare e torna nel 1954. Tutto questo dopo aver rivelato alla nemica di sempre Katharina che ha sposato suo figlio Mikkel. Da qui in poi è il delirio.

Un futuro remoto come il passato in cui si conclude la sua storia

Sì, perché come tutte le storie, anche quella di Hannah ha una fine. Abbiamo detto che sbarca nel 1954 con una valigetta in mano e tanta voglia di rivalsa nel cuore. Scopre che l’amore della sua vita Ulrich è rinchiuso in un manicomio e va a trovarlo. Intanto conosce una nuova preda: Egon Tiedemann. Vi ricordate quando vi ho detto di mettere da parte la parola vendetta? Ecco, è il momento di tirarla fuori dal cassetto. Perché quella che Hannah mette in atto verso Ulrich è una rivincita malvagia e spietata. Lo incontra, gli chiede se la ama e quando capisce che pensa ancora a Katharina la donna finge di non conoscerlo e lo abbandona tra le braccia dei due secondini dell’ospedale psichiatrico giudiziario. Inizia quindi una relazione con Egon, altro uomo sposato che finisce per sedurla e abbandonarla. In questo caso però c’è un problema in più: Hannah è incinta.

Per anni rimane nascosta e alleva la sua bambina, poi ricompare improvvisamente nel 1911 davanti alla fabbrica di Tannhaus, sede degli esperimenti del Jonas adulto e ormai segnato dai viaggi temporali. Per il solito gioco del destino, infatti, paradossalmente ora è Hannah la più giovane tra i due. Un controsenso temporale che convince Jonas a uccidere sua madre.

Cala il sipario nel teatro. William Shakespeare una volta ha detto: “Le gioie violente hanno violenta fine”. Non sapremo mai se il poeta, dall’alto, ripensando alla sua massima abbia pensato alla donna di Dark, quello che è certo è che la storia di Hannah è stata segnata da tanta violenza e da pochissime gioie e non possiamo fare altro che versare lacrime amare per la sua morte.

Rest in peace Hannah, rest in peace.

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