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Black Mirror: come giocare al videogame di Colin e la vera storia maledetta di Bandersnatch

Black Mirror, col film Bandersnatch, sta facendo parlare molto di sè. Ma il film interattivo prosegue il suo successo con il minigioco Nohzdyve!

Dal 28 dicembre non guarderemo più Black Mirror come prima.

Ed infatti dopo l’uscita del film Bandersnatch, con tutti i possibili finali e tanti segreti, si espande l’esperienza del film interattivo anche al mondo dei videogiochi. Ora è possibile giocare a Nohzdyve, un minigioco realizzato dal programmatore, diciannovenne, Stefan Butler per la finta casa di sviluppo Tuckersoft. Tutto molto psichedelico!

Nohzdyve può essere giocato però solo con l’ausilio di un emulatore di ZX SpectrumHDNetflix. E’ giusto precisare che si tratta di un semplice gioco dove si controlla un personaggio in caduta libera tra due pareti. L’obiettivo è quello di raccogliere dei bulbi oculari sparsi nello spazio.

Come già sappiamo l’episodio interattivo racconta di un giovane sviluppatore che nel 1984 lavora a un videogioco tratta da un romanzo a bivi intitolato proprio Bandersnatch. Ma Bandersnatch, in realtà, è anche il titolo di un vero videogioco dello studio inglese Imagine Software.

La Imagine Software, fondata da Bruce Everiss, David Lawson e Mark Butler nel 1982, era famosa per la sua aggressiva promozione. Al tempo gli sviluppatori dei videogiochi erano delle superstar e la dirigenza di Imagine Software voleva vivere una vita di lusso più totale. Difatti Bandersnatch sarebbe stato un megagioco, molto complesso al punto di dover essere distribuito con apposite espansioni hardware per i computer. Ma questo non è mai uscito, e l’azienda è fallita. La causa principale però era il prezzo: ben 39,95 sterline, un costo molto elevato per l’epoca. Ovviamente la colpa è stata attribuita alla dirigenza di Imagine Software e alla sua cattiva gestione, motivando il tutto con una voglia di successo senza pensare alla praticità, sotto tutti i punti di vista.

L’azienda nel 1983 decise di concentrare i suoi ordini su una delle più grandi manifatture di nastri per videogiochi. La loro idea era quella di bloccare la fabbricazione delle copie dei concorrenti e rovinare le loro vendite. Precisando che fosse anche il periodo natalizio. Ma chi troppo vuole nulla stringe e, infatti, da qui conobbe il proprio declino. L’azienda si ritrovò con migliaia di copie dei suoi videogiochi invenduti e una spesa esorbitante sul groppone. Il fallimento arrivò, inesorabile, nel 1984. In questo stesso anno alcuni suoi sviluppatori crearono però lo studio Denton Designs, mentre una parte della dirigenza creò Psygnosis. Questa azienda ottenne un grosso successo negli anni a venire grazie allo sviluppo di alcuni importanti videogiochi: tra questi è bene ricordare Lemmings. Ma anche Psygnosis e Denton Designs hanno cercato di recuperare Bandersnatch, con l’intenzione di dare vita a un ibrido tra Bandersnatch e Psyclapse. Il risultato che venne fuori fu Brataccas, un videogioco fatto di esplorazione e di dialoghi a scelta multipla, proprio come il film distribuito da Netflix. E proprio come nel film, era colmo di glitch e bug che ne hanno limitato il funzionamento.

Tuttavia, esiste una notevole differenza tra Bandersnatch e Brataccas. Il primo era fatto di scelte  percorsi alternativi e innumerevoli realtà parallele, proprio come nello special di Black Mirror; il secondo era invece un gioco pieno di possibilità, ma con un unico finale da ottenere compiendo specifiche azioni.

Protagonista principale, pertanto, era proprio “Il valore delle scelte” e su questo chiunque voglia giocarci deve fare leva per potersi divertire.

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